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L’Artrite Reumatoide colpisce circa 1 persona ogni 200, per oltre il 70% dei casi di sesso femminile e nel pieno della loro vita attiva .
E’ una malattia infiammatoria cronica a carattere sistemico , ma con prevalente interessamento articolare , ad eziologia sconosciuta e patogenesi autoimmunitaria ; può colpire sia le piccole che le grandi articolazioni , di solito in maniera simmetrica e bilaterale , con notevole impatto negativo sulla qualità di vita.
L’Artrite Reumatoide , infatti , a differenza di altre patologie con impegno articolare “ benigno “ , autolimitante e temporaneo , determina alterazioni articolari permanenti erosive ed invalidanti ( talvolta destruenti) , con notevole limitazione funzionale ed importanti ricadute nella gestione delle normali attività quotidiane .
Tali aspetti sono particolarmente evidenti in alcune forme di Artrite Reumatoide , a più rapida evoluzione ( definite , pertanto , aggressive ) .
Queste forme di malattia, che interessa il 40% dei pazienti all’esordio, generano costi umani e sociali particolarmente gravosi e determinano impedimenti concreti nella vita di tutti i giorni: dal lavoro al tempo libero, dalla cura personale alle attività domestiche.
Questi aspetti aiutano a comprendere quanto la diagnosi precoce possa cambiare radicalmente le sorti dei pazienti ; infatti , alla luce di questa variabilità fenotipica dell’artrite reumatoide, è evidente l’importanza di distinguere tra forme di artrite “autolimitanti “ e forme di artrite “ persistente “ ; fra queste ultime , inoltre , vanno individuate le forme più “ aggressive “, ad evoluzione potenzialmente più grave, identificando l’approccio terapeutico più adatto.
In questo modo si eviterà di trattare in maniera eccessiva ( con farmaci con potenziali effetti collaterali) le forme “ benigne “ di artrite che non necessitano di tale atteggiamento terapeutico , ed , invece , si affronteranno precocemente ed in maniera adeguata le forme potenzialmente invalidanti di artrite ( sia per migliorare la qualità di vita del paziente che per prevenire l’instaurarsi di lesioni anatomiche irreversibili a carico delle articolazioni ) .
Infatti è ormai opinione comune che curare precocemente l’Artrite Reumatoide , entro i primi 3 – 6 mesi dall’esordio , con i farmaci adeguati rallenta e\o arresta l’evoluzione del danno articolare , previene la disabilità e consente una aspettativa di vita paragonabile alla popolazione generale .
Oggi abbiamo a disposizione dei criteri che consentono di definire “aggressiva “ e potenzialmente destruente una poliartrite: presenza di Fattore Reumatoide a titolo elevato , presenza di Anticorpi anti CCP ( peptidi ciclici citrullinati ) , attività di malattia elevata ( testimoniata dall’elevato numero di articolazioni coinvolte e da elevati valori degli indici bioumorali di flogosi), danno articolare precoce (erosioni articolari doumentabili con le metodiche di Imaging : RX , Ecografia , RMN ); tali caratteristiche, infatti, sono in grado di predire la possibilità di una rapida progressione della malattia secondo un gradiente di rischio che raggiunge circa l’ 80%.
In questi casi è determinante un atteggiamento terapeutico più aggressivo e tempestivo, in quanto coloro che iniziano una terapia adeguata entro i primi 3 mesi dall’esordio evidenziano una migliore prognosi in termini di danno radiologico e tasso di remissione.
Da questo punto di vista , l ’efficacia e la rapidità d’azione dell’ABATACEPT nella terapia dell’ Artrite Reumatoide Sieropositiva precoce ed aggressiva , è stata ampiamente dimostrata e documentata ; ( nello studio AMPLE, infatti , nei pazienti con positività ad alto titolo degli anticorpi anti-peptidi ciclici citrullinati , ABATACEPT in associazione al Methotrexate ha determinato miglioramenti maggiori rispetto ad Adalimumab + Methotrexate ) .
Fabio Calcagnile
UO Reumatologica , P O Vito Fazzi , Polo Riabilitativo San Cesario di Lecce