L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica che colpisce le piccole e grandi articolazioni diartrodiali ad impronta destruente, ma nella sua evoluzione può diventare una patologia sistemica .
E’ una malattia ad elevato impatto sociale ed economico e si accompagna ad importante morbilità e, secondo recenti studi, comporta una riduzione dell’aspettativa di vita. La ricaduta economica si traduce in aumento dei costi diretti ed indiretti .
Di fronte ad una malattia così evolutiva, se non opportunamente rallentata o bloccata, risulta di fondamentale importanza la diagnosi precoce ai fini della prevenzione dell’instaurarsi di lesioni anatomiche irreversibili a carico delle articolazioni, mediante l’attuazione di una efficace e tempestiva strategia di trattamento capace di modificarne l’evoluzione .
Si è pertanto sviluppato il concetto di “window of opportunity” vale a dire di un periodo iniziale di malattia particolarmente sensibile all’azione dei DMARDs (Disease Modifying Anti-rheumatic Drugs) durante il quale sembra possibile incidere significativamente sulla progressione della malattia tanto da cambiare il decorso dell’artrite reumatoide.
Negli ultimi anni tutto questo ha determinato un diverso approccio all’artrite reumatoide che si è incentrato maggiormente su:
a)diagnosi precoce
b)inizio precoce del trattamento con farmaci di fondo (DMARDs sintetici e biologici)
c)stretto monitoraggio clinico (tight control)
La diagnosi precoce dell’AR è ormai un obiettivo primario per i reumatologi e si basa su un esordio di malattia compreso tra 3 e 6 mesi.
Il tight control può essere definito come una strategia di trattamento ritagliata sull’attività di malattia del singolo paziente. Lo scopo è di raggiungere un livello predefinito di bassa attività di malattia o la remissione in un ragionevole intervallo di tempo.
Una gestione intensiva dei pazienti guidata da un obiettivo predefinito di trattamento, quindi, è certamente superiore rispetto alla gestione che non prevede una valutazione routinaria dell’attività di malattia.
Nella pratica clinica, l’adozione del tight control richiede due prerequisiti:
- E’ necessaria una valutazione quantitativa validata per facilitare il continuo monitoraggio della malattia
- La valutazione deve essere agevole e rapida per poter essere condotta nella pratica clinica routinaria
Le recenti raccomandazioni dell’EULAR suggeriscono che il monitoraggio deve essere frequente nella malattia attiva ( ogni 1-3 mesi); se non c’è miglioramento dopo tre mesi dall’inizio della terapia o il target non è raggiunto a sei mesi la terapia dovrebbe essere aggiustata.
Anche nel nostro centro viene attuato il tight control e il treat to target per raggiungere la remissione o la bassa attività di malattia; in particolare i pazienti con artrite reumatoide avviati al trattamento tradizionale con DMARDs sintetici con fattori prognostici potenzialmente negativi vanno al follow-up ogni tre mesi in ambulatorio dedicato, per i pazienti invece senza fattori prognostici follow-up ambulatoriale ogni sei mesi. Infine per i pazienti con artrite reumatoide avviati alla terapia biotecnologica, stretto controllo al momento dell’infusione e al momento del rinnovo del piano terapeutico trimestrale utilizzando indici clinimetrici quali il DAS28 e lo SDAI.
In questo modo noi riusciamo a controllare nel tempo l’evoluzione clinica, laboratoristica e strumentale del paziente con artrite reumatoide che afferisce nella nostra unità operativa sia quello avviato alla terapia con DMARDs sintetici sia quello avviato alla terapia biotecnologica. Inoltre, nella nostra esperienza, molta importanza nel perseguimento del tight control e treat to target sta assumendo l’ecografia osteo-articolare. Questa metodica oltre ad essere utile nella diagnosi differenziale in alcune situazioni di dubbia interpretazione, è risultata fondamentale nel monitoraggio del paziente e nel momento decisionale alla terapia biologica.
Dr Romualdo Russo
Responsabile UOS di Reumatologia
AORN CARDARELLI NAPOLI
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